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Everything Old Is Unavailable Again: How Copyright Has Ebooks Operating In The 1800s | Techdirt

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Business Models Contracts Intellectual Property

IPR License Launches Global Digital Marketplace for Book Rights | Digital Book World

  • “IPR License, the global digital marketplace for books rights, has opened up its platform to coincide with the launch of its fully bespoke transactional licensing solution – ‘TradeRights’. This new functionality is the first in the industry to allow parties to make offers and negotiate deals on whole book rights then complete the transaction in full, including contracts and payment.”

    Ecco il link: IPR License

 

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Business Models

Streaming Ebook Update: The «BOOOM!» of Ebooks Subscription Based Services?

I mentioned it here and here: Streaming, Lending; Ebooks Subscription Based Services. Updating the thread now:

Germany based service: «Ebooks to borrow rather than buy».

  1. Basic: € 9,99 monthly – 3 books simultaneously borrowed – 2 devices synchronized – 24h offline reading
  2. Plus: € 14.99 monthly – 5 books simultaneously borrowed – 2 devices synchronized – 30 days offline reading
  3. Pemium: 19.99 monthly – 15 books simultaneously borrowed – 3 devices synchronized – 30 days offline reading

Dutch service. Subscriptions start at an introductory offer of 14.95 euros for three months, allowing up to five books at once available. The top offer is subscription of 169 euros per year, which allows up to fifteen books to be borrowed at once.

Lending service – You already know it… (must be Prime member – 79USD yearly – Books that are borrowed from the Kindle Owners’ Lending Library can be read only on Kindle devices.)

Self-explaining.

Barcelona Based: «premium subscription at 8,99 Euro monthly».

«Select a subscription plan for 2 ($14.99), 3 ($22.50), or 4 ($29.99) books a month.»

They say you get the ownership of all downloaded e-books: “eReatah is not a rental or streaming service”.

Brasil based subscription service: 3 books weekly.

The Digital Reader is not convinced: «The service costs 3.90 Brazilian reais per week, or about $1.69 USD, and (according to one Brazilian ebook blog) offers access to 130 titles. No, that is not typo; it really is one hundred and thirty ebooks for 2 bucks a week.»

Denmark based renting service. Around 13 Euro (99 Danish krones) monthly. They claim 8.000 books on the catalogue.

15k titles (9 euro monthly): «Choose between reading a subset of this catalog online for free, or become a Premium reader with a small subscription fee, and access the whole catalog, offline, and with no ads».

Another Danish service: one month subscription (69 Danish Krones,around 9 euros): you can download (and I guess own) 1 single book each month.

«Pay per page, unlimited page skipping »

«As you read, the proportional value of the pages you read is deducted from your balance. These pages are yours, you can access them anytime. Whatever happens, you never pay more than the full book price. That is brilliant, you pay only for the pages you actually read».

Few comments:

«James McQuivey: All the evidence suggests that consumers love subscription content models — it’s the original model of magazines and newspapers and cable, and now it’s the power behind Netflix. I believe it would work with books, but like the ebook model in the early days, it won’t work until the publishers are ready to embrace it, which they won’t for a whole host of reasons».

«How many people have signed up? TA: We’re not disclosing that yet, but we do plan to make an announcement when we hit a milestone. But it looks good and it’s growing quickly. Since we soft launched in January, it’s been growing 60% month-over-month and in the last few weeks it’s more than doubled».

«The ebook subscription services face an interesting business challenge. For any new ebook purveyor to succeed, it must satisfy three primary stakeholders: 1. Customers (readers). 2. Suppliers of the product they sell (authors and publishers). 3. Itself (it must earn a profit so it can keep the lights on and reinvest in its business)».

 

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Update: eBooks Streaming (or “Lending”, if you like it better)

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Intellectual Property

I am Waiting for my Business Model

Si guarda alla musica online nella speranza di avere qualche indicazione sul futuro dei libri online, e quindi degli ebook.

Un libro ed un brano musicale sono cose diverse, certo, però… insomma, non devo spiegarlo, o meglio, forse non so spiegarlo, ma i due fenomeni hanno troppe cose in comune per non  attirare la curiosità di chi vende, o studia i problemi giuridici del come vendere, “contenuti digitali”.

Così, funziona e, se funziona, come funziona, il “business model” di un servizio come Spotify o Pandora (non accessibile dall’Italia)? Servizi di successo e relativamente recenti, non gemmati dalle grandi piattaforme di distribuzione dei soliti noti.

In questi giorni alcuni autori hanno protestato: da questo modello non si ricava niente! Ma ovviamente la realtà è più complessa. Michael Degusta dà un po’ di numeri qui.

A me resta il dubbio che se ne riesca mai a venire a capo, dato l’intreccio di interessi, leggi, organismi, novità tecnologiche che se ne trae. Se il legislatore un pò dovunque non riesce ad intervenire sulla materia è perché è davvero difficile sbrogliare una simile matassa.

Ma…  The Show Must Go On, e quindi gli affari si regolano da soli… grazie agli accordi tra privati e con l’effetto giungla (con leoni ed agnelli) tipico delle fasi di transizione come queste.

Temo però una “transizione permanente”: la tecnologia avanza più rapidamente della stessa capacità di gestirne gli effetti in termini di bilanciamento degli interessi secondo giustizia e pubblico interesse.

Il giurista, in fondo, amerebbe un po’ d’ordine. Ma credo debba rassegnarsi ad un ragionevole Caos.

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Intellectual Property Piracy

Il Pirata degli Ebook è il Pirata più ragionevole

Uno studio svolto da Kantar Media e commissionato dall’OFCOM (l’AGCOM britannico) ha avuto un certo risalto perché conferma, tracciando il comportamento online ed offline di un campione significativo di persone dai 12 anni in su, che i pirati più crudeli sono anche i migliori acquirenti di contenuti digitali.

Coloro che consumano più file illegali, sono anche coloro che consumano il maggior numero di file legali e, più in generale, che spendono di più per acquistare contenuti online ed offline.

Insomma, come è stato ben detto ad esempio da Francesco Magnacavallo sul Fatto Quotidiano, “i pirati sono i migliori clienti”.

Lo studio dimostra anzi che i più pirati tra i pirati, sono anche i migliori clienti tra i clienti (i top 20% in termini di pirateria sono in assoluto i top buyer, anche tra chi non scarica illegalmente nulla).

L’analisi è dettagliata, e prosegue ad “ondate”, cioè continua a tracciare il campione di utenti nel tempo e ad intervalli regolari, specializzando le metriche e approfondendo le indagini e le correlazioni.

E’ anche interessante perché include gli ebook, oltre i tradizionali musica e film.

E per gli ebook emerge un dato notevole sul pirata “tipo”. Lo studio divide infatti i pirati in quattro categorie, a seconda delle diverse attitudini (dichiarate): Justifying Infringers, Digital Transgressors, Free Infringers e Ambiguos Infringers.

La categoria dei Justifying Infringers è quella con i maggiori scaricatori illegali di ebook rispetto alle altre.  Questo tipo di pirata si distingue per il fatto che accampa una serie di “buone ragioni” (per lui) per giustificare il proprio comportamento. Ritiene di spendere già a sufficienza per i contenuti che consuma (ed in effetti registra la maggiore quota di acquisti legali offline). E’ la categoria che maggiormente ama “testare” prima di comprare ed è la più sensibile a spostarsi sull’acquisto legale quando rappresenti una buona alternativa rispetto al consumo illegale. Insomma, si tratta di pirati ragionevoli, ottimi consumatori di contenuti legali e ben disposti a non scaricare illegalmente se l’acquisto legale fosse offerto ad un prezzo da loro reputato “corretto”.

Sembrano tutte buone notizie per gli editori di ebook. Con i Justifying Infringers si può “ragionare”, mentre con i Digital Transgressors e i Free Infringers c’è meno da sperare: i primi sono quelli che provano meno rimorsi a scaricare illegalmente, mentre i secondi dichiarano di essere pirati semplicemente perché non vogliono spendere nulla (ed in effetti risultano essere anche quelli che acquistano meno contenuti legali).

In generale, la maggior parte dei pirati afferma di essere disposta a convertirsi, ma a queste principali condizioni (nell’ordine):

a)        Se fosse loro offerto un servizio lecito, ma più economico

b)        Se tutto quello che cercano fosse disponibile per l’acquisto legale

c)        Se fosse possibile sottoscrivere un servizio in abbonamento per quello che cercano.