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Update: eBooks Streaming (or “Lending”, if you like it better)

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Antitrust

“Amazon.book?” An Update

Avevo dato qui qualche notizia sul tentativo di Amazon di farsi assegnare dall’ICANN il nuovo gTLD “.book

Amazon ha passato il test iniziale con un buon punteggio rispetto agli altri sei concorrenti ancora in gara… – nonostante le critiche e le obiezioni mosse da tanti e che avevo segnalato nel post precedente.

Amazon e i concorrenti superstiti (che non mi sembrano dei giganti del web), tutti aspiranti al dominio di primo livello “.book”, sono ora in una fase chiamata “string contention set”,  al termine della quale, a meno che non si trovi un accordo…. il top level domain name sarà messo, se ho ben capito, all’ASTA

Spero di non avere capito bene.

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DRM Intellectual Property

Too Big To Fail (dreams around the closing of a small web bookstore)

Il valore dei “beni digitali” che gli utenti possiedono (ritengono di possedere) si accumula di giorno in giorno.

Parcheggiato in nuvoleclouds… che come tutte le nuvole non si possono toccare, né si sa bene dove è che siano…

Cosa avviene se il gestore di un servizio “cloud” chiude, o peggio, fallisce, va in bancarotta, scappa con la cassa? Ehi, sono cose che succedono, o no?  Ma allora che fine fanno i “nostri” ebook? La “nostra” musica? I “nostri” file, insomma, i “nostri” dati?

Ecco perché anche la notizia della chiusura di un bookstore di nicchia fa riflettere.

E se invece fosse uno dei big a dover chiudere, con i milioni di miliardi di bytes che ospita e custodisce? Forse… non potrebbe essere lasciato fallire. Come per le grandi banche multinazionali, sarebbe considerato Too Big Too Fail.

Immagino allora un commissariamento… una liquidazione coatta amministrativa…  con utenti che da ogni angolo  della terra si mettono in fila, una fila lunghissima, per fare il download…

Salvo magari scoprire che… dopo il download non potranno comunque leggere quel libro, o ascoltare quella canzone, utilizzare quei file… perché sono protetti dai diabolici DRM, che però…. non saranno più gestiti dal titolare in fallimento… e quindi diverranno obsoleti, non funzioneranno più.. o non avranno più applicazioni decenti che li riconoscano… e allora?  Dovranno forse trasformarsi  tutti in “criminali”, tutti lì a craccare i DRM…? Immagino una legge ad hoc: Freedom of DRM Removal Act.

Oppure, altro scenario, nessun download. Fine del gestore, fine della tua “licenza”… nessun file è tuo, puoi al massimo chiedere i danni… Mettiti in fila, nomina un avvocato nel paese di residenza dei server… auguri… (hmm… non male, però, per gli avvocati… ora che ci penso…).

Cloud… un nome che mi sembra renda bene l’idea…

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Internet

Presentazione del libro di Giovanna De Minico: Internet – Regola e Anarchia

Il prossimo 17 ottobre a Roma, con  la Fondazione Bruno Visentini e presso la Luiss, Giovanna De Minico presenta il suo ultimo libro: “Internet – Regola e Anarchia“.

Incontro stimolante, anche perché presieduto da Stefano Rodotà. Qui il Programma

La partecipazione è libera, ma per necessità organizzative è consigliabile contattare la segreteria della Fondazione: info@fondazionebv.eu

 

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Antitrust

Apple et 5 Global Publishers Antitrust Case to be Examined at the University of Perugia

Domani parteciperò ad un seminario all’Università di Perugia sul caso antitrust che ha coinvolto la Apple e 5 dei 6 principali editori globali (Hachette, HarperCollins, MacMillan, Penguin, Simon&Shuster).

      La vicenda ha avuto una certa eco anche tra i non addetti ai lavori, perché i suddetti BIG sono stati  accusati di avere “cospirato”, violando le leggi antitrust americane ed europee, per alzare i prezzi al dettaglio degli ebook (specie dei bestseller), argomento questo piuttosto popolare e cavalcato ad arte dai concorrenti, tipo Amazon.

      Sia le autorità antitrust statunitensi, sia quelle europee, sono intervenute per reprimere la stessa condotta sulle due sponde dell’atlantico. La questione è interessante sotto molti profili, e spero di darne presto conto anche qui  con un post più dettagliato.

Alcune delle conclusioni sulle quali vorrei concentrarmi domani:

a)  negli USA, ai consumatori potrebbero tornare in tasca oltre 500 milioni di dollari, di cui 160 frutto di transazioni con gli editori già praticamente concluse (95 mln + 69 mln) ed il resto ancora sub iudice, ma piuttosto probabile (la Apple è già stata condannata nel merito da un Giudice Federale di New York e sembra verosimile una sua condanna a risarcire i danni per qualche centinaio di milioni di dollari);

b)  in Europa per i consumatori vale una cifra un po’ diversa, cioè “0” (zero; nulla; niente). Si conferma, evidentemente, che l’antitrust negli USA funziona in modo diverso rispetto all’Europa, anche se i cartelli sono eguali, ed egualmente considerati illegali, sia da loro che da noi;

c) quando l’antitrust è fatto di “accordi” tra accusati e accusatori cambia natura, e da attività di polizia contro chi abusa, diventa attività di regolamentazione amministrativa dell’industria in questione da parte di chi lo gestisce. Da attività prevalentemente tecnica e neutrale tende a trasformarsi in attività prevalentemente politico-amministrativa.

Per chi fosse interessato, qui un po’ di link ai materiali:

atti dell’azione intentata dal Department of Justice americano

atti della Commissione dell’Unione Europea

sito dei procuratori generali degli stati americani che hanno richiesto il risarcimento dei danni.

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Extra

Dante e Niccolò

Cercavo un libro elettronico sul sito di Project Gutenberg e fa un certo effetto vedere che tra i 25 testi più scaricati ci sono il Principe (The Prince) e la Divina Commedia (The Divine Comedy)…

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Streaming Ebooks?

Posted from Diigo.

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Extra Privacy

Privacy by Contract

“Big data” also means big money. Internet users are the largest data producers, but they are not involved at all in the chain of value stemming from data aggregations and data marketing.

I believe we do not need the government to give us more “data protection” (largely a dead-end street) but that we need the law to fully acknowledge our property rights on our data. A legal framework to allow the people to join and to extract value from their data. The right to trade it collectively. The rising of data agents and data brokers. Privacy by contract rather than privacy by consent.

Please read more about that: here in English (and here in Italian), and have a look to the Cooperative Commons Manifesto and Project.

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Extra

Jeff Bezos / Washington Post / Nate Silver / NYT

The future of newspapers is the realm of uncertainty.

Two facts (Jeff Bezos purchase of the WP and Nate Silver leaving the NYT keeping the FiveThirtyEight.com domain) and two comments (by Jeff Bezos and Paul Krugman’s blog):

“…The Internet is transforming almost every element of the news business: shortening news cycles, eroding long-reliable revenue sources, and enabling new kinds of competition, some of which bear little or no news-gathering costs. There is no map, and charting a path ahead will not be easy. We will need to invent, which means we will need to experiment…

(from: Jeff Bezos on Post purchase, Washington Post, Aug., 5, 2013)

“…Somehow the economics of this new world have to be worked out; but they are definitely problematic. Someone like Nate can become a celebrity and cut free of the middleman; but the people reporting on City Hall can’t, and we need those people too.”

(from: Nate Silver, Superstar, NYT, August 5, 2013)

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Antitrust

Net Neutrality. De-peering Italiano

Come segnalato qui da Alessandro Longo di Nova24 (Sole24Ore) Telecom Italia ha annunciato agli internet provider minori il recesso dai rapporti di peering gratuito, cioè dagli accordi di interconnessione fisica con le loro reti “alla pari” (nel senso che nessuno paga l’altro per il traffico scambiato).

Le preoccupazioni degli operatori minori sono descritte in queste slides da Renato Brunetti, presidente dell’Associazione Italiana degli Internet Provider. Il problema – ovviamente – è che  Telecom resta dominante nel mercato per l’accesso all’ingrosso alla rete internet a banda larga (anche se nel mercato delle connessioni peering internazionali non è dominante). E’ dunque un processo che potrà tradursi in un aumento dei costi per gli utenti, a valle, utenti sui quali verranno in definitiva scaricati i maggiori costi.  Renderà comunque più  difficile la vita agli operatori minori e quindi in prospettiva ridurrà l’offerta di accesso alla connessione indipendente.

La Net Neutrality, che riguarda soprattutto la discriminazione sui contenuti che circolano, è a sua volta messa in discussione. Il peering gratuito rappresenta la piattaforma di scambio neutrale per eccellenza, e l’avvio di politiche di interconnessione differenziate in funzione di “volumi, utenza, traffico e ridondanza” (così si legge nella lettera di recesso di Telecom) potrebbe essere un primo passo verso forme più intense e creative di discriminazione.

Chiunque abbia interesse alla distribuzione via internet di contenuti digitali non può essere contento di simili evoluzioni, salvo, ovviamente, che non sia un operatore di telecomunicazioni dominante e possa così intravedere un’altra occasione per trarre vantaggio dal suo potere di mercato.