Uno studio svolto da Kantar Media e commissionato dall’OFCOM (l’AGCOM britannico) ha avuto un certo risalto perché conferma, tracciando il comportamento online ed offline di un campione significativo di persone dai 12 anni in su, che i pirati più crudeli sono anche i migliori acquirenti di contenuti digitali.
Coloro che consumano più file illegali, sono anche coloro che consumano il maggior numero di file legali e, più in generale, che spendono di più per acquistare contenuti online ed offline.
Insomma, come è stato ben detto ad esempio da Francesco Magnacavallo sul Fatto Quotidiano, “i pirati sono i migliori clienti”.
Lo studio dimostra anzi che i più pirati tra i pirati, sono anche i migliori clienti tra i clienti (i top 20% in termini di pirateria sono in assoluto i top buyer, anche tra chi non scarica illegalmente nulla).
L’analisi è dettagliata, e prosegue ad “ondate”, cioè continua a tracciare il campione di utenti nel tempo e ad intervalli regolari, specializzando le metriche e approfondendo le indagini e le correlazioni.
E’ anche interessante perché include gli ebook, oltre i tradizionali musica e film.
E per gli ebook emerge un dato notevole sul pirata “tipo”. Lo studio divide infatti i pirati in quattro categorie, a seconda delle diverse attitudini (dichiarate): Justifying Infringers, Digital Transgressors, Free Infringers e Ambiguos Infringers.
La categoria dei Justifying Infringers è quella con i maggiori scaricatori illegali di ebook rispetto alle altre. Questo tipo di pirata si distingue per il fatto che accampa una serie di “buone ragioni” (per lui) per giustificare il proprio comportamento. Ritiene di spendere già a sufficienza per i contenuti che consuma (ed in effetti registra la maggiore quota di acquisti legali offline). E’ la categoria che maggiormente ama “testare” prima di comprare ed è la più sensibile a spostarsi sull’acquisto legale quando rappresenti una buona alternativa rispetto al consumo illegale. Insomma, si tratta di pirati ragionevoli, ottimi consumatori di contenuti legali e ben disposti a non scaricare illegalmente se l’acquisto legale fosse offerto ad un prezzo da loro reputato “corretto”.
Sembrano tutte buone notizie per gli editori di ebook. Con i Justifying Infringers si può “ragionare”, mentre con i Digital Transgressors e i Free Infringers c’è meno da sperare: i primi sono quelli che provano meno rimorsi a scaricare illegalmente, mentre i secondi dichiarano di essere pirati semplicemente perché non vogliono spendere nulla (ed in effetti risultano essere anche quelli che acquistano meno contenuti legali).
In generale, la maggior parte dei pirati afferma di essere disposta a convertirsi, ma a queste principali condizioni (nell’ordine):
a) Se fosse loro offerto un servizio lecito, ma più economico
b) Se tutto quello che cercano fosse disponibile per l’acquisto legale
c) Se fosse possibile sottoscrivere un servizio in abbonamento per quello che cercano.